Cadute dall’alto: incidenti, statistiche, rimedi e formazione

Cadute dall’alto: incidenti, statistiche, rimedi e formazione

Stando ad un’analisi condotta dall’Ufficio Consulenza Tecnica per l’Edilizia dell’Inail, nel periodo 2005 – 2014 si è riscontrata una diminuzione significativa degli incidenti mortali causati dalle cadute dall’alto. Infatti, le percentuali registrano un calo dal 33-31% al 20-21%.

Tuttavia, nonostante il netto miglioramento del decennio in questione, i cantieri sono ancora teatro di numerosi morti, che ammontano circa ad una cinquantina.  Il settore di attività maggiormente colpito è infatti quello delle costruzioni, con un’incidenza superiore al 65% sugli eventi accaduti e con una percentuale di incidenti di caduta dall’alto pari al 52,4.

Le cause

L’indagine ha evidenziato che le principali cause di infortunio conseguenti a cadute dall’alto possono essere riepilogate secondo le casistiche e le percentuali di seguito:

– caduta da ponteggio fisso: 31%
– assenza di protezione in prossimità di aperture e solai o ricorso a protezioni non idonee: 19%
– problemi sulle coperture in presenza di lucernari fragili e soggetti a sfondamento: 19%
– cadute da ponti mobili: 21%, di cui il 12% da trabattelli o ponti su ruote e il 2% da ponti su cavalletti.

Identikit dell’incidentato

La maggior parte di questi eventi si è trasformata in incidenti gravi o mortali, dovuti alla mancata adozione ed applicazione di comportamenti, norme e procedure basilari ed alla sottovalutazione del rischio.

Anzi, proprio i dati hanno registrato che il profilo più colpito è quello del lavoratore con oltre 3 anni di anzianità nella mansione, segno del fatto che l’esperienza acquisita non è sinonimo di sicurezza e non garantisce una protezione contro l’esposizione ai rischi sul luogo di lavoro.

La tipologia di attività nel corso del quale si riscontra un maggior tasso di incidenti è quella della manutenzione: complici la probabile routine e l’ordinarietà del lavoro che comportano un basso livello di attenzione.  Altro fattore chiave è il meteo, influente in particolare al Nord Italia, dove sono richiesti più interventi di manutenzione per via delle condizioni climatiche avverse.

Misure preventive

Visti i pericoli insiti nel lavoro in quota, ossia un’attività svolta oltre i due metri di altezza rispetto ad un piano stabile, è sempre necessario ricorrere a misure di sicurezza che abbiano l’obiettivo di prevenire gli incidenti e tutelare la vita degli operatori.
Innanzi tutto, ove possibile, deve essere data priorità alla misure di protezione collettiva: sono sempre attive e proteggono più lavoratori contemporaneamente.
Quando non è possibile procedere per questa prima strada e le condizioni non sono sicure ed ergonomiche, devono essere installati dispositivi di protezione individuale.
Inoltre, la scelta dei dispositivi e delle attrezzature più idonee deve essere effettuata in rapporto alla frequenza di circolazione sulla copertura o sul luogo di lavoro soggetto a pericolo di caduta dall’alto, al dislivello di essi ed alla durata dell’attività.

Formazione e aggiornamento

Anche la formazione rientra fra le misure preventive volte alla protezione dei lavoratori. Tuttavia, essa viene spesso assolta in risposta ad un obbligo normativo e non perché ritenuta importante per la tutela degli addetti ai lavori in quota. Una formazione rapida, approssimativa e che sollevi dai problemi legislativi: queste le richieste più diffuse. Il datore di lavoro, che non può permettersi l’assenza di un lavoratore per un giorno, o l’operaio, che non ha la voglia di sedere in un’aula per una giornata, vivono la formazione come un peso.
La preparazione di un addetto, sia a livello teorico che a livello di addestramento pratico, può al contrario rivelarsi decisiva in situazioni ordinarie e, a maggior ragione, in presenza di situazioni di pericolo ed emergenza.
Grazie ad essa, infatti, il lavoratore entra in possesso delle competenze e delle procedure comportamentali da adottare nel corso dei lavori in quota che, se rispettate, riducono le probabilità che un incidente si verifichi.
Anche in quest’ultima eventualità, l’addetto formato sa cosa aspettarsi, quali siano le problematiche principali e soprattutto riconosce l’importanza di un intervento di recupero tempestivo.

Poco sopra è emerso che la figura più soggetta ad incidenti è quella del lavoratore con oltre i tre anni di esperienza. Questo dimostra che una formazione fine a se stessa, in risposta ad un semplice obbligo normativo e l’esperienza, anche quando pluriennale, non sono sufficienti.

Per questo un buon ente formatore dovrebbe offrirsi per erogare non solo formazione di qualità, bensì proporsi come presenza che possa verificare nel tempo l’efficacia della preparazione impartita ai discenti. Infine, un buon piano di aggiornamento è utile e necessario per rinfrescare le nozioni base di un lavoro svolto in sicurezza, affinché anche lavoratori esperti non sottovalutino e non trascurino aspetti fondamentali ma delicati della loro routine.

 

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